Redazionale tratto da: Libero Quotidiano
30 gennaio 2015
La rassegna «Eccellenti pittori» mette in luce i giovani artisti italiani
Vince il barese Gasparro che rilancia ilfigurativo partendo dai Papa
ll concorso lo ha ideato un intellettuale cattolico (saremmo tentati di aggiungere l’aggettivo « tradizionalista», ma se lo usassimo il diretto interessato si adonterebbe) come Camillo Langone, quindi si può immaginare il suo compiacimento di presidente non votante per la scelta compiuta dalla giuria da lui stesso allestita: assegnare il premio Eccellenti Pittori – Brazzale, di cui si è da poco conclusa la prima edizione, a Giovanni Gosparro, pittore barese del 1983 le cui opere sono impregnate di cattolicesimo.
Grande appassionato di arte, Langone si spende da tempo, attraverso il suo blog Eccellenti Pittori, a favore di quei valorosi che ancora pratichino la pittura. Non importa l’età: conta che siano italiani (in senso esteso: può trattarsi anche di italiani che risiedono all’estero o di stranieri che dipingono in Italia) e che, appunto, non ricorrano alle scorciatoie consentite dall’informatica. Solo tele, pennelli, tempere, alii, acrilici: gli strumenti di chi dipinge davvero. Se poi i dipinti sono di buona fattura., ecco che Langone cerca di dare loro visibilità accogliendoli nel suo blog. Nonché, come detto, nell’omonimo premio di recente istituzione. Anche i profani possono così rendersi conto di quanti pittori bravissimi vi siano ancora in Italia, specie tra i figurativi, A tale schiera appartiene anche Gasparro, che a una perizia tecnica non comune abbina una profonda e consapevole cultura pittorica. Il suo olio Quum memoranda ha messo d’accordo i giurati chiamati a raccolta da Langone (da Franco Maria Ricci a Edoardo Camurri, da Nicola Porro a Camilla Baresani): l’intensità del papa Pio VII ritratto (o meglio, reinventato) da Gasparro pretendeva il gradino più alto del podio. L’opera – il cui titolo cita le parole iniziali della bolla con cui Pio VII Chiaramonti, nel 1809, scomunicò Napoleone dopo che quest’ultimo si era annesso i territori dello Stato Pontificio – è al tempo stesso, come molte altre di Gasparro, simbolica ed estremamente realistica, colma di materia eppure ribollente di spiritualità.
Dunque profondamente cattolica. Sebbene – ed è qui che Gasparro sa rendere magistero il proprio talento – in un modo quanto mai originale. Pio VII porta la propria fisicità come un gravame, in ciò rievocando certe figure di Lucian Freud sfiancate dal loro stesso corpo. E del resto i polsi del Pontefice sono legati da spesse corde e da una catena, a memoria della prigionia patita per volontà del Bonaparte. Il suo volto è scavato e ha un’ombra di barba, e il collo, che svetta su due spallucce strette, è leggermente reclinato verso la destra di chi guarda.
Ma l’espressione, che pure tradisce stanchezza, comunica, specie attraverso gli occhi, una determinazione ferma. Una determinazione che conduce alla santità, evidenziata dall’aureola attorno al capo e sancita dal crocifisso di legno, che il Santo Padre adopera come uno scudo con cui proteggere se stesso e, segnatamente, la bolla di scomunica da lui vergata. Che è come dire la Chiesa tutta. Nella parte bassa del crocifisso, involontariamente (o forse no?) evidenziato dal pollice e dall’indice della mano sinistra di Pio VII, un teschio rammenta la caducità delle cose terrene. Più in basso ancora vi sono due mani che, staccate da tutto, replicano quelle del Pontefice.
Mani di carne e ossa che risultano umanissime, ma la cui facoltà di muoversi (paiono volersi giungere: a scopo difensivo, forse, oppure per accompagnare una preghiera) rinvia alla superiore sfera del divino. Di un Dio che è anche uomo.